A quanti è capitato di sentirsi in ritardo rispetto al mondo circostante? A quanti è capitata la sensazione di non aver ancora raggiunto alcune tappe di crescita che invece avrebbe già voluto raggiungere?
Si vorrebbe riuscire a controllare ogni cosa ma non è possibile: ci si guarda intorno e si ha la costante sensazione che gli altri, nonostante abbiano la nostra stessa età, siano ‘più avanti’ di noi.
Ci si guarda intorno annaspando alla ricerca di risposte e indicazioni su come proseguire.
Magari il nostro amico ha un lavoro migliore con una posizione migliore; l’altro, invece, riesce a conciliare vita lavorativa e vita familiare, già perché lui ha già una fidanzata o addirittura un bambino. Un altro ancora ha già terminato l’università mentre noi non riusciamo a superare l’ultimo maledettissimo esame ed ecco che subentra quella fastidiosa sensazione di essere ‘indietro’ rispetto al resto del mondo che, almeno apparentemente, non ha inciampato in nessun ostacolo o, semplicemente, ha corso più veloce di noi.

Siamo cresciuti in una società improntata alla competizione: il confronto con gli altri è diventato virale e vitale, non ne possiamo fare a meno perché lo abbiamo nel sangue.
Ovunque sentiamo parlare di successi, motivazioni, forza di volontà, obiettivi da raggiungere, produttività e tutte quelle paroline tanto in voga e che sembrano essere diventate così popolari: questo genera un costante senso di frustrazione che alla lunga può trasformarsi in svalutazione di sè stessi, bassa autostima, ansia, stress fino ad arrivare a casi più estremi e quindi depressioni vere e proprie.

Sembra scontato da dire ma è difficile da ricordare: ognuno di noi è quello che è, ognuno di noi può cambiare ma solo quando vuole veramente cambiare e quindi quando si sente pronto a farlo; i tempi che ognuno di noi impiega a raggiungere determinati obbiettivi sono soggettivi. La società che ci circonda ci può dare delle indicazioni su quali siano i tempi attesi ma poi subentra sempre la persona che ognuno di noi è, con le esperienze che ha vissuto, i desideri e i sogni che vorrebbe realizzare ma soprattutto le paure e i demoni che si trova a dover combattere.

Ogni tanto ho quasi la sensazione che le persone che seguo mi chiedano il permesso, l’autorizzazione a essere come sono. E come loro, in alcuni momenti della nostra vita, anche noi abbiamo avuto bisogno del permesso o abbiamo avuto bisogno che qualcuno ci ricordasse che noi siamo proprio noi, diversi dagli altri.
Cresciamo in una società che ci richiede standard molto alti e forse a momenti sentiamo quasi di agire come dei robot, dobbiamo essere costantemente ‘sul pezzo’, mai stanchi e con mille impegni da incastrare in solo 24 ore.
E la motivazione a fare tutto questo?

La motivazione è la nostra e a volte può diventare difficile trovarla: ricordo ancora un ragazzo che ha passato mesi interi a chiedersi quale facoltà universitaria scegliere perché lui DOVEVA fare l’università. Ma la domanda reale era: voleva farla?
La risposta era no. Ecco che non è possibile generare una motivazione se non ci appartiene solo perché la pressione sociale ci spinge a volerla.
Non vogliamo essere ciò che siamo e questo, senza quasi che ce ne rendiamo conto, aumenta la nostra infelicità. Continuiamo a vivere combattendo per essere chi dovremmo essere e non chi vorremmo essere: dimentichiamo che in questo ne usciremo sempre perdenti con un senso di amarezza e di risentimento che ci impedirà di vivere serenamente.

Eppure accettare tutto questo è difficile: si vive nella frustrazione di non essere come si dovrebbe essere oppure si vive nell’impazienza di voler raggiungere tutti i traguardi prefissati quasi credendo che allora riusciremo a trovare la nostra pace interiore.
Questa è una credenza illusoria: se non riusciamo a essere soddisfatti di noi stessi ora, non lo saremmo noi.
Se viviamo una vita in cui costantemente paragoniamo i nostri traguardi ai traguardi degli altri sentendo di essere costantemente in ritardo, ci sentiremo così ancora per molto tempo.
E allora forse dovremmo imparare a rivolgere lo sguardo su di noi, sulle cose che abbiamo e sulle persone che ci sono vicine.

Concentrandoci su di noi, infatti, e non sugli altri potremmo più facilmente capire se siamo soddisfatti o meno della nostra vita, se gli obbiettivi raggiunti fino ad adesso sono stati un grande traguardo per noi perché magari ci partivamo da una condizione estremamente svantaggiata o se vogliamo raggiungere altri obbiettivi che però siano realmente nostri e non legati al confronto con l’altro.

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